L’industria tessile in Italia e l’evoluzione ideologica
L’industria tessile e dell’abbigliamento rappresenta uno dei settori più importanti dell’industria manifatturiera italiana, primato che le spetta da secoli e che caratterizza il Made in Italy, in questo settore, come uno dei più prestigiosi al mondo, forte di una tradizione apprezzata sia in occidente che in oriente.
La filiera tessile è fortemente radicata nel nostro territorio: penso principalmente ai distretti industriali di Prato, Biella, Como, ma ce ne sono molti altri che vantano una lunga tradizione che, negli ultimi decenni, ha dovuto fare i conti con l’innovazione tecnologica, ma anche ideologica.
Parlo di innovazione ideologica riferendomi ai movimenti che hanno portato ad una crescente attenzione per la sostenibilità della produzione tessile e per la tutela tanto dell’ambiente, quanto della salute del consumatore.
Negli ultimi 20 anni il tema della sostenibilità è letteralmente esploso, e non poteva non coinvolgere un argomento a me molto caro: i colori. Se leggete il ColorBlog, vi sarete già imbattuti in considerazioni che riguardano la tossicità dei pigmenti e dei colori industriali e di come la ricerca si stia muovendo per ottenere colori atossici.
La ricerca, però, è ancora lontana dal proporre coloranti industriali privi di rischi. Per questo motivo, enti internazionali e la stessa CE si stanno dotando di regolamenti appositi, con lo scopo di valutare il rischio delle diverse sostanze chimiche utilizzante nei processi industriali, abolire l’utilizzo di quelli più pericolosi, e promuovere l’utilizzo di processi produttivi sempre più ecologici e sicuri.


Il regolamento REACH: cosa è e perché è importante
Il Regolamento (CE) n.1907/2006, cosiddetto REACH, è una normativa in vigore dal 2007 che stabilisce quali sostanze e quali composti chimici possano essere utilizzati nei processi industriali in Europa e con quali modalità.
REACH sta per Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals, e non è una semplice certificazione, ma non regolamento comporto da 141 articoli, molti dei quali interessano da vicino il comportato tessile. Il regolamento viene continuamente aggiornato e ha diversi scopi:
- Informare circa il rischio derivato dall’utilizzo di determinati prodotti chimici, sia rispetto alla salute che rispetto all’ambiente, e prevenire tale rischio.
- Promuovere le sviluppo di metodi alternativi di produzione, ma anche di test: scoraggia, infati, i test condotti digli animali.
- Mantenere alta la competitività dei prodotti europei, puntando sulla qualità, la sicurezza e la sostenibilità.
Si tratta, quindi, di un passo molto importante verso una rivoluzione ecologica, anche se ancora non è ancora sufficiente.
Detox my fashion: il movimento che vuole rivoluzionare il tessile
Nel 2011 GreenPeace ha dato vita ad un movimento che va al di là dei confini europei: con Detox My Fashion si punta ad una moda più sostenibile e si cerca di stravolgere i criteri produttivi, intervenendo soprattutto sulle filiere della fast fashion e delle grandi maison di moda. E, a differenza del regolamento europeo, Detox my fashion si rivolge al mercato globale e vuole coinvolgere anche paesi come la Cina e l’India.

Oltre ai regolamenti: per la rivoluzione ecologica, occorre investire nella ricerca.
Stiamo quindi assistendo ad un ripensamento di tutti i processi produttivi, secondo linee guida virtuose. Ma quando si parla di rivoluzione sostenibile dell’industria, non è possibile escludere dal contesto la ricerca scientifica e tecnologica. Ingenuamente, si tende ad attribuire una corrispondenza tra alta tecnologia e inquinamento e, per contro, ad assimilare il “naturale” a qualcosa di sicuro ed atossico per noi e per l’ambiente. Niente di più sbagliato: come molti di voi già sanno, la maggior parte dei pigmenti in uso fin dall’antichità sono velenosi e fortemente tossici, sebbene naturali e non frutto di processi chimici.
Finché non si investirà fortemente nella ricerca, non si può fare molto altro che evitare sostanze chimiche pericolose usandone altre meno pericolose, che è già un ottimo passo avanti, ma non è la soluzione. Oppure, possiamo aspettare che nuovi pigmenti, finalmente atossici vengano fuori per caso, come è successo per il Blu YInMg. Ma ci conviene?
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Sapevo che in Europa esistevano delle restrizioni per alcune sostanze, ma non conoscevo il REACH. Grazie!
Sì, Nina, è molto interessante conoscere le contromisure che l’Europa sta intensificando per migliorare la nostra salute e quella del pianeta. Speriamo che questo tipo di legislazioni prendano piede anche nel resto del mondo.