Industria tessile e acquisto consapevole: che miraggio, circondati come siamo da decine di brand che invitano al consumismo e promuovono mode passeggere!
Abbiamo ormai decine di catene di alimenti biologici, prodotti per la bellezza ecosostenibili, perfino le nostre case possono facilmente diventare più “green”.
Perché, allora, non fare scelte sostenibili anche quando si tratta di vestiti?
L’impatto dell’industria tessile e della moda sull’ambiente è davvero considerevole. Ogni anno il settore della fast fashion produce decine di collezioni che vengono consumate e dimenticate nel giro di poche settimane. Spesso chi vorrebbe applicare un approccio più ecologico e “soft” al suo armadio, senza rinunciare allo stile e all’eleganza, si ritrova in un mare di informazioni confuse e poco chiare.
Per sapere quale impatto ambientale ha il nostro nuovo indumento, può esserci più utile imparare qualcosa di più sulle certificazioni tessili.
Queste certificazioni sono un valido indicatore di come e dove scegliere meglio i nostri vestiti, e iniziare ad acquistare in modo più consapevole e attento all’ambiente.
Le certificazioni dei prodotti tessili: ecco le più importanti
Imparare quali sono le principali certificazioni tessili e la differenza tra di loro ci può aiutare a scegliere con più attenzione i nostri vestiti.
La maggior parte delle certificazioni riguarda l’impatto ambientale dell’indumento, ma alcune assicurano, per esempio, un giusto trattamento nei confronti dei lavoratori (molto importante considerate le numerose aziende che producono nei paesi asiatici a costi bassissimi) oppure il trattamento etico degli animali (una certificazione rilevante per chi è vegan).
Ecco le certificazioni tessili più conosciute.
GOTS
La certificazione GOTS (o Global Organic Textile Standard) riguarda tutti i tessuti creati con fibre biologiche. Viene rilasciato da un’organizzazione internazionale che si occupa di agricoltura biologica; le aziende certificate GOTS assicurano che le materie prime facciano parte di una filiera del tutto biologica. È molto popolare per quanto riguarda i prodotti tessili in cotone. Negli ultimi anni sempre più persone si stanno interessando a capi in cotone biologico, soprattutto nell’ambito dei vestiti per neonati e bambini.
Oeko Tex
Oeko-Tex Standard è una certificazione emessa da un organo indipendente che garantisce la qualità di alcuni prodotti tessili. In particolare, assicura che i materiali non contengano sostanze pericolose per la salute di chi indossa i capi. La certificazione è divisa in diverse classi, a seconda di quanto il prodotto viene a contatto con la pelle e dunque quanto potrebbe danneggiare la salute. Per esempio, una delle categorie con requisiti più severi riguarda gli indumenti intimi (come slip, boxer, eccetera) e gli indumenti per i neonati. Oeko-Tex rilascia anche un altro tipo di certificazione, denominata “Step”. Essa garantisce la sicurezza del prodotto dal punto di vista della filiera di produzione e dell’impatto ambientale e sociale sul territorio. Può includere requisiti che riguardano la sicurezza sul lavoro, l’utilizzo di prodotti chimici dannosi per l’ecosistema, e così via.
BCI
Simile alla GOTS, la certificazione BCI (Better Cotton Initiative) garantisce la qualità e la sostenibilità dei tessuti, ma tratta esclusivamente di cotone. Il cotone deve essere biologico e lavorato con metodi, macchinari e prodotti sostenibili e a basso impatto ambientale.
GRS
Riciclare i materiali è importante, ed è per questo che è nata la certificazione GRS (Global Recycled Standard). Le aziende certificate GRS garantiscono processi di produzione dei prodotti tessili con ridotto consumo delle risorse come l’acqua, l’elettricità, le materie prime; questo processo deve, dunque, essere rispettoso dell’ambiente. Inoltre, è necessario per i prodotti avere almeno 20% di materiale riciclato.
EU-Ecolabel
Si tratta di una certificazione importante in Europa che garantisce che l’azienda che la possiede abbia un basso impatto ambientale nei suoi processi di produzione e lavorazione. Può essere ottenuto da diversi tipi di industrie, inclusa quella tessile. È una delle certificazioni da ricercare per individuare un prodotto sostenibile e rispetto dell’ambiente.
EcoCert
Questa certificazione garantisce che le materie prime utilizzate negli indumenti siano organiche e prodotte secondo il cosiddetto Standard Organic Content. La certificazione inoltre garantisce che le fasi di produzione e lavorazione delle materie prime siano rintracciabili.
BlueSign
La certificazione BlueSign è attiva dal 1997, e garantisce che la produzione di un’azienda tessile sia sostenibile in tutte le sue fasi. Lo scopo è quello di abbassare l’impatto ambientale il più possibile, grazie ad un appoggio chiamato “Input Stream Management”.
Fair Wear
La FAIR WEAR FOUNDATION nasce in Olanda nel 1999 ad opera di un sindacato e un gruppo di difesa dei lavoratori che si uniscono per migliorare le condizioni dei lavoratori nell’industria dell’abbigliamento. Oggi, la Fair Wear Foundation collabora con industrie e governi di tutto il mondo, in particolare in Asia, Europa e Africa.
La base della collaborazione tra Fair Wear e i membri è il “Codice delle pratiche di lavoro”. Il nucleo di questo codice è costituito da 8 STANDARD:
1 – Il lavoro è una scelta libera – No alla schiavitù.
2 – Diritto alla formazione di sindacati e diritto alla negoziazione collettiva.
3 – Nessuna discriminazione, raziale, religiosa o di genere.
4 – No al lavoro minorile.
5 – Salari adeguati.
6 – Orari di lavoro regolamentati, con giorni di riposo inclusi.
7 – Condizioni di lavoro sicure, in un ambiente salubre.
8 – Rapporto di lavoro legalmente vincolante per entrambe le parti.
Fair Trade
Il marchio Fair Trade viene rilasciato da un’organizzazione chiamata Fairtrade International, e ha come scopo quello di certificare il commercio equosolidale. Commercio equosolidale significa garantire la sicurezza e il giusto compenso ai lavoratori di paesi svantaggiati e in via di sviluppo, che di norma vengono spesso sfruttati dalle grandi aziende multinazionali. Per esempio, le aziende devono rispettare un Fairtrade Minimum Price, ovvero un prezzo minimo equo e stabile e garantire il guadagno per i lavoratori locali. Il Fairtrade Premium, invece, garantisce un investimento positivo nella società ed economia delle comunità dove l’azienda opera.
Esiste il tessuto biologico?
Sebbene il cibo biologico sia diventato mainstream, pochi sanno che è possibile acquistare un “vestito bio”. Nel caso del tessuto biologico, solamente alcune fibre naturali possono essere coltivate con i metodi biologici, senza l’utilizzo di insetticidi e altri prodotti chimici che vengono assorbiti dalla pianta. È il caso del cotone.
Se si tratta davvero di un tessuto biologico, avrà sicuramente una o più certificazioni tessili che ne garantiscono la qualità. Marchi come Oeko-Tex e GOTS sono un elemento importante che permette di capire quale processo di produzione è stato impiegato per creare il tuo capo.
Differenza tra tessuto usato e tessuto riciclato derivato dallo scarto
Rispettare l’ambiente e adottare abitudini “slow fashion” significa anche acquistare di meno e con più consapevolezza.
Per questo motivo talvolta la scelta più giusta non è acquistare più abiti nuovi, ma scegliere capi riciclati.
Quando si parla di “tessuto riciclato” si possono indicare più di una tipologia di indumento. È importante fare un distinguo tra il tessuto “usato” e il tessuto riciclato “dallo scarto di lavorazione”.
Il tessuto fatto con scarto di lavorazione viene utilizzato scegliendo pezzi di stoffa che non sono stati utilizzati durante il processo di creazione di nuovi capi. Può riguardare fibre naturali come la lana e il cachemire, che possono essere filati nuovamente per creare nuovi vestiti.
Gli scarti diventano dunque un materiale prezioso, e invece di essere buttati, possono dare vita a qualcosa di nuovo.
È possibile anche riutilizzare le materie prime di altri oggetti per trasformarli in vestiti. Si tratta di una tecnica molto utile se usata con fibre sintetiche come il nylon o il poliestere: oggetti come bottiglie di plastica possono essere trasformati in fibre che creano magliette e pantaloni molto resistenti.
Questa alternativa è di certo utile per dare nuova vita alla plastica, anche se non si ha la certezza che questi capi saranno a loro volta riciclati in modo sostenibile.
E per quanto riguarda i vestiti che sono già stati creati e indossati da qualcuno? Non dimentichiamoci il valore del riciclo vintage!
Il tessuto usato è un indumento finito già indossato da una o più persone, e poi riutilizzato (integro o modificato). Un esempio banale può essere il vestito vintage della mamma, che può essere aggiustato o modificato per meglio adattarsi al corpo di un’altra persona o alla moda del momento.
I mercatini dell’usato o i negozi vintage sono il luogo ideale dove trovare tessuti usati da riciclare. Si possono trovare sia vestiti usati in ottimo stato che capi di brand di alta moda a prezzi accessibili.
Un’altra alternativa per scegliere vestiti riciclati sono le feste di swap di vestiti: due o più persone si ritrovano per scambiare i propri capi con quelli di altre persone interessate. È un’attività divertente che permette di rinnovare l’armadio senza spendere un centesimo.
Insomma, essere eleganti e non rinunciare allo stile è possibile, anche senza impattare sull’ambiente. Scegliere prodotti certificati o riciclati è una scelta responsabile che dà valore ai nostri acquisti: un bel modo per comprare meno e comprare meglio.
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