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Da qualche giorno ho inaugurato un nuovo esperimento, che si affianca a quello dei ritratti femminili. Si tratta degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, un filone che quasi tutti gli artisti hanno affrontato, per ragioni diverse, ma tutte in qualche modo legate al fascino che “il gioco” esercita sull’immaginario.

 

 

Simboli e Inconscio

Ogni Arcano è carico di significati e corredato di una simbologia molto specifica, ma possiede anche una valenza emotiva capace, come i sogni, di stuzzicare l’inconscio. Poiché sono totalmente digiuna per quel che riguarda l’uso divinatorio dei tarocchi, affrontando le 22 carte ho deciso di affidarmi all’istinto e al mio sentire, tralasciando il resto. Ho pensato che avrei potuto studiare la simbologia, prima di disegnare gli Arcani, ma, riflettendo, ho preferito rimanere nell’ignoranza.

Senza griglia, senza rotta

Credo che abbuffandomi di letture sulle secolari stratificazioni dei significati dei significanti, avrei finito per costruirmi una griglia troppo stretta e mai sarei riuscita a creare qualcosa di nuovo. Di una cosa sono abbastanza sicura: la mia prima stesura degli Arcani sarà sbagliata, non canonica, ma spontanea. Mi dedicherò ad ogni singola carta come fosse l’unica del mazzo, il che di per sé non è un bene, poiché rischio di lasciarmi portare a spasso, di tappa in tappa, in un viaggio senza rotta. D’altro canto, così facendo, posso scavare nel mio immaginario senza nessun limite, ignorando qualsiasi requisito minimo di attinenza e coerenza. 

22 piccoli autoritratti

Prevedendo che ciò che ne ricaverò sarà una carrellata di 22 autoritratti: interpretazioni talmente personali, da poter essere lette come le pagine di un diario. 
Soltanto al termine di questa stesura, mi dedicherò a letture specifiche, sia per curiosità (di quanto mi sarò discostata dal percorso canonico? E che significato hanno le divergenze?), che allo scopo di rimettere mano al progetto e costruire un secondo mazzo di carte riviste e corrette. 

Qui sotto trovate la prima stesura:

tenetemi compagnia, perché la strada è lunga

e l’ho imboccata contromano.