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La street art o arte di strada, nata come forma di espressione e di protesta che rasentava i confini del vandalismo, è oggi una vera e propria forma d’arte riconosciuta e talvolta incentivata dalle istituzioni. Il motivo? Grazie ai murales le aree più grigie e degradate delle città, dei quartieri industriali o dei borghi in stato di semi-abbandono possono rinascere dal “basso” e migliorare non solo lo stato dei loro luoghi, ma anche la qualità della vita dei loro abitanti (principalmente grazie al fenomeno del turismo culturale).

In questo articolo ho raccolto alcuni esempi italiani di recupero di zone diversissime tra loro, sotto il segno comune dell’arte di strada. Quindi, al bando la cromofobia! Le città possono essere molto più colorate di come le abbiamo vissute fin’ora. Ecco le prove.

Recupero urbano e street art

Il recupero di quartieri degradati

La rinascita dei quartieri periferici e degradati è una delle missioni principali della street art. Gli esempi in Italia e all’estero sono tantissimi ed è davvero difficile scegliere quale storia raccontare nello spazio ristretto di questa pagina. 

Penso che una delle azioni di riqualificazione più belle e più riuscite sia sicuramente quella che, dal 2010, ha luogo nella nostra capitale, Roma, grazie al progetto MuRo (Museo di Urban Art di Roma) fondato dall’artista David Vecchiato. Questa iniziativa è particolarmente interessante perché ha l’intento di produrre e curare non solo opere site specific, il che sarebbe scontato, ma anche “community specific”, cioè in grado di interagire con la comunità che abita i luoghi scelti per la realizzazione dei murales.

I quartieri che sono stati più interessati dalle attività di MuRo sono quelli della prima periferia est, dove vive una popolazione eterogenea e multietnica: studenti, immigrati, lavoratori, artisti delle più varie discipline, anziani. Questi quartieri così ricchi a livello sociale si sono colorati per risaltare agli occhi del mondo, per far risuonare la loro bellezza anche a chi, dalla “Roma bene”, li guardava tradizionalmente con sospetto.

Ecco allora che il Quadraro e Torpignattara sono diventati dei veri e propri musei a cielo aperto, ricchi di opere di grande spessore artistico realizzate da artisti romani e internazionali. Gli stili sono molteplici, variando dalle opere più “pop” a quelle che richiamano alla dimensione del quadro, perché le varie anime di cui queste comunità si compongono meritavano davvero di essere esposte con poliedricità. MuRo organizza dei tour guidati per mostrare ai romani e ai turisti una città rinnovata dalla street art, in contrasto con un passato in cui la grande massa dei visitatori della “Città Eterna” non si spingeva mai oltre i confini dell’Esquilino. Il messaggio è chiaro: Roma è molto di più di quel che potete vedere visitando il Colosseo e Piazza Navona.

Porto Marghera street art per la rivalutazione dei complessi industriali

Le zone industriali si colorano

La street art trova nelle aree industriali più grigie, anonime e disumanizzanti il terreno perfetto per la propria arte: i grandi muri vuoti dei locali destinati a produrre merci si trasformano nelle tele preferite di chi, più che bulloni o calzature o guarnizioni in plastica, ha interesse a produrre bellezza da ammirare per tutti. 

Il miglior esempio di recupero di un’area industriale lo ritroviamo a Porto Marghera (Venezia), dove nel 2019 è sbarcato il festival internazionale POW! WOW!. Questa rassegna, la più grande del mondo nell’ambito del mural painting, dopo San Francisco, Washington, Albuquerque, Rotterdam, è arrivata anche a Marghera portando i migliori street artist internazionali a colorare i muri del quartiere industriale dietro il porto.

Questo quartiere, che era stato abbandonato, sta tornando produttivo grazie agli interventi di riqualificazione comunali iniziati nel ’98, ma anche grazie al contributo della street art. 

Secondo Christian Sottana, un imprenditore ittico locale che ha contribuito all’organizzazione di POW! WOW! 2019, le opere murali che impreziosiscono i capannoni aiutano a cambiare la percezione che di essi si ha: la zona industriale non deve essere più considerata una periferia, ma un luogo pulsante della città. Qui lavorano circa 1500 persone, vivendo una parte significativa della propria esistenza tra capannoni che sono essi stessi opere d’arte architettonica e che grazie alla pittura sono diventati sempre meno “non luoghi” e sempre più “luoghi” da abitare. Non solo con il proprio lavoro, e cioè con le mani, ma anche con i propri occhi e col cuore.

Street art e recupero urbano - Dozza, Bologna

Interi borghi “rinati” con la street art

In Italia, come forse in nessun altro Paese europeo, possiamo vantare una tale quantità di borghi splendidi sotto diversi punti di vista (paesaggistico, storico, eccetera) che non basterebbero anni per visitarli tutti! Ma sapevate che paesini più anonimi e in passato totalmente dimenticati, se non dai loro pochi abitanti, sono letteralmente rinati grazie alla street art? Raccontiamo solo qualche caso.

Dozza, in provincia di Bologna, è un piccolo centro che si è guadagnato a buon diritto il soprannome di “borgo dipinto”: a cadenza regolare, qui, si tiene la Biennale del muro dipinto, manifestazione che chiama a raccolta street artist da tutt’Italia. Ognuno di loro ha lasciato, anno dopo anno, una traccia di sé sui muri del paese. Diversi sono gli stili, i colori, i soggetti rappresentati dai molteplici autori, ed ecco come in una manciata di anni camminare per le strade di Dozza è diventato esattamente come attraversare una galleria d’arte a cielo aperto. Nella rocca medievale di Dozza, che sovrasta il paese, è presente un Centro di studi sul Muro dipinto, aperto alle visite. Quella che era stata la casa dei nobili del paese nel Medioevo, e poi una sfarzosa dimora del ‘700, è diventata anche il centro propulsore di una nuova arte, quella contemporanea. Il messaggio è chiaro: la bellezza non è più solo per i “signori”, ma deve essere fruibile a tutti.

Orgosolo, in provincia di Nuoro, è un borgo nel quale l’arte contemporanea iniziò a colorare i muri per accompagnare il desiderio di rinnovamento sociale e politico tipico degli anni ’60 e ’70. Uno dei primi murales a comparire tra le strade del paese fu realizzato nel 1975 dagli alunni della scuola media locale per commemorare la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, trent’anni prima. La popolazione del paese gradì così tanto questa iniziativa che iniziò a incoraggiare gli artisti a dipingere altre parti del borgo: ne arrivarono così da tutt’Italia e iniziarono a lavorare, esprimendo nelle loro opere messaggi politici e sociali, in particolar modo contro la guerra. Oggi il paese ha più di 200 murales, alcuni dei quali sono omaggi a personalità iconiche del nostro Paese (colpisce l’omaggio al poeta-cantautore anarchico Fabrizio de André). Nel corso degli anni le tematiche delle opere sono un po’ cambiate, non limitandosi solo all’aspetto politico, ma è innegabile che a Orgosolo la street art ha sempre espresso uno “spirito” decisamente coraggioso, non per forza politically correct, non per forza “instagrammabile”. Oggi questo borgo di meno di cinquemila abitanti sperso nell’entroterra sardo, lontano da ogni attrazione marittima e da ogni lusso turistico, è diventato meta di visitatori attratti dall’arte urbana e dall’inesausto spirito pacifista e “socialista” che in essa si respira.

Aielli, in provincia dell’Aquila, è un luogo dove street art e letteratura sono una cosa sola. Avete mai letto un libro su un muro? Ad Aielli potete, perché gli artisti locali si sono impegnati in un’opera complessa e gigantesca: trascrivere sulle pareti di un palazzo l’intero romanzo Fontamara, dall’inizio alla fine. Il libro, dell’autore abruzzese Ignazio Silone, racconta la vita dei contadini di quei luoghi all’inizio del ‘900 e per la popolazione di Aielli rappresenta un viaggio nella memoria, una riappropriazione di sé e del proprio passato. Oltre a quest’opera di trascrizione murale della letteratura, nel borgo è presente un altro documento simile: il “Murales della costituzione italiana”, che riporta anch’esso il testo, in versione integrale, sul muro di uno stabile.

Ma non c’è solo la memoria storica sui muri di Aielli, tutt’altro: c’è anche moltissimo spazio per la modernità e per il colore. Ogni anno nel paese si tiene un’iniziativa chiamata Borgo universo, con eventi dedicati all’arte in generale e alla street art in particolare. Alcuni dei murales di questo paesino di meno di duemila abitanti sono stati creati da noti artisti del mondo della street art e si presentano per questo “innovativi” e coloratissimi. Aielli è un altro esempio di borgo che ha trovato nella pittura murale un impulso per la rinascita artistica e culturale, e quindi anche turistica.

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