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Tesori della Compagnia delle Indie Orientali

Nel 1858, l’impero britannico aveva posto definitivamente fine all’impero Moghul in India, transformandola in una colonia sotto il mandato di un viceré. Dall’India arrivavano in Inghilterra merci di ogni tipo, fra cui cotone, canna da zucchero, caffè, tè e tessuti.

Arrivavano anche manufatti artistici, che venivano esposti all’India Museum, perché la Compagnia delle Indie Orientali ci teneva a darsi un tono, esponendo le ricchezze che procurava alla Corona. Oggi il Museo non esiste più e i manufatti sono stati dispersi in varie collezioni, alcune delle quali sono entrati a far parte del patrimonio del British Museum.
Uno dei direttori del Museo fu tale John Forbes Watson, un medico scozzese, che ebbe il grande merito di aver voluto catalogare i tessuti indiani importati dall’India. L’imponente campionario, in 18 volumi,  fu redatto nel 1866 in 20 copie.
Watson non era un esperto di industria tessile, gli piaceva solo catalogare e collezionare. Era stato in India 3 anni, come medico militare a Bombay, ma per redarre i campionari si serviva principalmente di importatori e commercianti. La maggior parte delle descrizioni dei tessuti sono semplicemente state copiate dalle etichette di cui erano corredati quando venivano acquistati in India.
Ciò nonostante, si tratta di una raccolta di inestimabile valore e, indovinate un po’? Il catalogo è consultabile online. Anzi, direi che l’indicizzazione digitale del catalogo lo ha reso molto più interessante di quanto già non fosse.
Il perché è semplice: l’indicizzazione per attributi permette di compiere ricerche istantanee secondo una miriade di parametri, ricerche che prima avrebbero richiesto giorni, ad esempio per tipo di pattern, ma anche per tessuto, tipo di utilizzo, tecnica di realizzazione.

Godetevi il tour qui: http://tmoi.org.uk

Queste sono le cose belle di internet. Insieme ai gattini, ovvio.
Buona Pasqua a tutti!

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