fbpx

La land art o earth art nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ‘60 e si trasforma presto in una corrente internazionale. Il nome stato coniato da un film del 1969 di Gerry Schum, intitolato proprio Land Art, che documentava i lavori dei primi esponenti della nuova disciplina artistica.

Land art, l’impronta effimera dell’uomo

La land art è arte fatta con – e nella – natura: abbandonati i confini della tela e della scultura e uscendo dalla cornice stessa del museo, le opere artistiche iniziano a essere composte direttamente nel paesaggio, in formato macroscopico e con l’utilizzo di materiali ed elementi naturali. L’idea è che l’artista lasci sulla terra una propria impronta, spesso effimera come lo è il paesaggio, il quale continuamente muta sotto la spinta degli agenti atmosferici. In questo modo l’uomo riconosce se stesso come parte della terra ma, allo stesso tempo, ammette la propria piccolezza.

LAND ART l'arte che si fa con la natura: storia di un genere

Spiral Jetty: fragilità e forza della land art

I primi artisti della land art esploravano territori che li affascinavano particolarmente e raccoglievano sul posto materiali, prevalentemente rami e rocce, creando con essi composizioni perfettamente integrate nell’ambiente. Nel 1970, Robert Smithson aggiunge alla spontaneità iniziale del movimento una forte componente di pianificazione, creando la sua opera più famosa e impegnativa: Spiral Jetty. Si tratta di una enorme spirale creata sulle rive del Grande Lago Salato dello Utah e composta da cristalli di sale, sabbia e rocce basaltiche. L’idea originale era di creare una spirale che incorniciasse una piccola isola artificiale, ma poi fu realizzata una figura più semplice.

Spiral Jetty, che è ancora oggi un’attrazione turistica molto frequentata, ha dovuto affrontare come ogni opera di land art diversi pericoli: primo, l’intenzione di alcuni amministratori locali di cancellarla per destinare il terreno ad altri usi; secondo, l’innalzamento del livello dell’acqua del Lago Salato, che per alcuni decenni ha sommerso completamente la spirale. La storia di Spiral Jetty illustra la forza e la fragilità della land art in cui le opere, completamente in balìa degli elementi naturali o della rapacità umana, sono destinate a rimanere documentate più che altro dal loro ricordo fotografico o filmato. Allo stesso tempo la loro grandezza, che le rende visibili da molto lontano e persino in volo, le rende in grado di trasformare la percezione del paesaggio e anche, auspicabilmente, di proteggerlo dalle mire economiche della civiltà industriale.

Land Art: il Cretto di Burri

Evoluzione della land art

Man mano che la corrente cresceva, gli artisti di land art iniziavano a interagire con il paesaggio in modo sempre più personale, anche aggiungendo materiali non presenti in loco. Ad esempio, l’opera del ‘77 Lighting field di Walter De Maria era composta da 400 aste in acciaio piantate nel terreno per attirare i fulmini. Sulla stessa linea sono i Padiglioni di Dan Graham, costruiti dopo il 1978, che invitano i visitatori di parchi e giardini a camminare dentro grandi strutture in vetro.

L’abitudine di portare in contesti paesaggistici materiali estranei creando con essi opere gigantesche porta fino a Christo, artista bulgaro divenuto celeberrimo per i suoi “impacchettamenti”: ha iniziato nel 1961 avvolgendo con ampi teli in plastica dei barili di petrolio, fino a rivestire addirittura la scogliera di Little Bay in Australia e l’Arco di Trionfo di Parigi. Ma l’idea di ricoprire con un materiale “importato” costruzioni naturali o umane era già venuta ad Alberto Burri nel 1968, quando rivestì con del cemento le rovine del paese di Gibellina, distrutto dal terremoto del Belice, creando una delle più grandi opere di land art in Italia.

Oggi si considerano come appartenenti alla corrente della land art anche opere d’arte apparentemente più tradizionali, come sculture realizzate in materiali vari, ma inserite dialetticamente nel paesaggio che le ospita.

Arte all’aperto = land art?

La land art è un tipo peculiare di arte site specific, una locuzione che indica quelle opere create appositamente per un luogo. Ha un grandissimo fascino e un altrettanto grande potenziale di attrazione turistica: per questo la denominazione viene sfruttata, a volte, per il suo potenziale commerciale. Perché un’opera sia inserita a pieno titolo nella corrente artistica della land art non deve soltanto trovarsi in mezzo al paesaggio, ma deve prendere ispirazione da esso e rapportarvisi in un modo nuovo e speciale. Ecco perché un lavoro di land art può essere anche una scultura, ma molto più spesso è una installazione: l’intento non è mettere nel paesaggio un’opera da ammirare ma costruire l’opera nel e con il paesaggio. Per questo tale forma d’arte, nata più di cinquant’anni fa, è ancora così rivoluzionaria.

Parchi dedicati alla land art in Italia

Oltre alla già citata opera di Burri, nel nostro Paese esistono diversi musei a cielo aperto che ospitano opere immerse nella natura. Possono tutte essere inserite nel genere land art? Forse no, ma hanno comunque un legame molto forte con la natura e il paesaggio che le ospita, quindi ho voluto farne una carrellata, da Nord a Sud. Alcune le ho visitate, altre ancora non le conosco, e quindi questa lista è anche una pagina di appunti per possibili viaggi.

LAND ART l'arte che si fa con la natura: storia di un genere

Arte Sella e Respirart – Trentino Alto Adige

Il Trentino Alto-Adige, una regione che deve gran parte della sua economia al rapporto tra gli abitanti e la natura montana, è stato tra i pionieri della land art in Italia. Arte Sella, un percorso tra sessanta opere immerse nella natura della Valsugana, esiste fin dal 1968: sono esposte en plen air opere di artisti come Giuliano Mauri o Michelangelo Pistoletto. 

Respirart, uno tra i luoghi d’arte più alti al mondo, propone invece ai visitatori un percorso immersivo e meditativo tra opere in materiali naturali commissionate ad artisti italiani ed internazionali come Patrizia Giambi e Hidetoshi Nagasawa.

Oasi Zegna – Piemonte

A poca distanza dal paese di Trivero, dal 2007 la fondazione Zegna promuove e ospita installazioni permanenti di land art. Nell’Oasi Zegna è possibile ammirare installazioni site specific come le Banderuole colorate di Daniel Buren, l’orologio a vapore progettato da Roman Signer o i Telepati di Stefano Arienti. Al termine del percorso proposto si giunge a un padiglione in vetro e acciaio, realizzato da Dan Graham, che riflette allo sguardo degli spettatori i colori della natura nelle sue diverse stagioni.

Rossini Art Site – Lombardia

A Briosco, non lontano da Monza, dagli anni ‘50 il mecenate Alberto Rossini ha deciso di ospitare nel suo parco le opere degli scultori emergenti in grado di superare il “vecchio” stile figurativo. I dieci ettari del parco sono diventati così un museo a cielo aperto, ricco di sculture provenienti dall’Italia e dall’estero.

LAND ART l'arte che si fa con la natura: storia di un genere

Il Giardino dei Tarocchi – Toscana

Nei pressi di Capalbio, immerso nella natura della Maremma, si trova il Giardino dei Tarocchi, il capolavoro di Niki de Saint Phalle. La sua costruzione è iniziata nel 1979 ed è proseguita per  molti anni. Solo nel 1998 il giardino ha aperto al pubblico.
L’artista ha creato strutture monumentali, esplorabili e vivibili, a partire da scarti di latterizio, pietre, maioliche e cemento. La fragilità dell’opera impone continui restauri.

La casa degli artisti del Furlo – Marche

Questa “casa” è un ritrovo irrinunciabile per gli artisti italiani che lavorano con la land art: promuove il concetto di arte sostenibile attraverso residenze creative e mostre che ogni anno arricchiscono e animano il grande parco della residenza.

LAND ART l'arte che si fa con la natura: storia di un genere

Il giardino dei mostro di Bomanzo – Lazio

Questa “casa” è un ritrovo irrinunciabile per gli artisti italiani che lavorano con la land art: promuove il concetto di arte sostenibile attraverso residenze creative e mostre che ogni anno arricchiscono e animano il grande parco della residenza.

Le Pietre sonore e il Giardino fantastico – Sardegna

Nel borgo di San Sperate, non lontano da Cagliari, si possono incontrare oltre a splendidi murales tante sculture e installazioni d’arte. Spicca, tra queste, un giardino di megaliti realizzato da Pinuccio Sciola, ideatore di sculture dette Pietre Sonore, che sono presenti qui ma in passato hanno fatto il giro dei musei di tutto il mondo. Poco lontano si può visitare il Giardino fantastico di Fiorenzo Pilia, una collezione di opere realizzate con materiali di recupero in pieno dialogo con la natura.

Il Parco internazionale della scultura – Calabria

A pochi passi dal centro di Catanzaro, questo parco di venti ettari accoglie le sculture di alcuni tra i più noti artisti internazionali,  da Daniel Buren a Jan Fabre, da Antony Gormley a Mimmo Paladino. Si tratta di una tra le più ricche collezioni di arte scultorea all’aperto in Italia.

Potrebbero interessarti:

arte plumaria del brasile: comunicare a colori
L’arte plumaria: comunicare a colori con le piume

L’arte plumaria: comunicare a colori con le piume

Quando i portoghesi arrivarono in Brasile nel XVI secolo, rimasero subito affascinati dai preziosi e coloratissimi ornamenti delle popolazioni locali: tanto che alcuni dei loro re chiesero espressamente di portare a corte copricapi di piume.
Noi, da occidentali, possiamo apprezzare la bellezza dei colori e la varietà degli ornamenti, ma purtroppo manchiamo della cosa più importante: la comprensione del loro significato.

Ti è piaciuto questo post?

Iscriviti per ricevere gli aggiornamenti.

Grazie!