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Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.

Così Francesco Petrarca, uno dei più grandi poeti e bibliofili italiani, esprimeva il suo amore per i libri: li vedeva non tanto come delle cose, ma piuttosto come delle persone, quasi fossero per lui amici, fratelli, genitori o figli. Chi ama davvero i libri intesse con loro una sorta di patto d’amore e, come è naturale per chi ama, prova anche un po’ di gelosia.

Parliamo di libri, ma da un punto di vista diverso dal solito: il libro come supporto e materiale artistico, al posto della tela, o della creta. Ecco come il geloso amore dei bibliofili per i propri libri è stato capace di originare opere d’arte e, in alcuni casi, di inaugurare generi artistici a sé stanti.

Il libro e l'arte: l'arte della miniatura sui manoscritti - ARTISTANTE

I manoscritti miniati e illustrati

I codici miniati compaiono già nel tardo impero romano e si moltiplicano nel corso del Medioevo. Si tratta di libri in pergamena che venivano impreziositi con figure e decorazioni, oltre ai caratteristici capolettera (la prima lettera della pagina, in formato grande e finemente decorata). I materiali classici della decorazione erano l’oro e l’argento, ma più tardi si aggiunsero anche pigmenti più comuni. Libri di questo genere sono presenti in tutte le culture, non solo in quella cristiana, ma anche in quella islamica e cinese. 

Potremmo pensare che tale preziosità derivi dal fatto che molti di questi libri erano testi sacri, Bibbie o Corani. Beh, non è sempre vero. A partire dal ‘200, sempre più testi profani iniziarono a essere copiati in preziose edizioni miniate: e cosa non è questo, se non una dimostrazione d’amore da parte dei bibliofili per i loro testi preferiti? 

Dobbiamo considerare che i libri, all’epoca, avevano un costo esorbitante: nel ‘400, poco prima dell’invenzione della stampa, un antifonario copiato, miniato e rilegato costava pressappoco quanto lo stipendio annuo di un professore universitario e valeva ben più di una casa di campagna. I manoscritti miniati, come potrete allora immaginare, non seguivano certo una filiera prodotto-negozio, ma andavano commissionati direttamente dal bibliofilo. Quando questo accadeva, il committente aveva sicuramente già letto il libro: quel che chiedeva non era una nuova lettura, ma piuttosto una copia “in bella” da conservare (oltre che da esibire agli amici). 

Ripeto: cos’è questo se non amore?

Volete anche voi fare un tuffo nelle miniature? Ecco un link prezioso: qui troverete moltissimi manoscritti da sfogliare ammirare.

Pittura sul borde dei libri, storia dell'arte, Martine Froste -ARTISTANTE

La pittura: non solo sulle copertine

Chi di voi non ha mai prestato un libro e poi non se lo è più visto restituire? Ecco spiegato perché i bibliofili sono in generale restii a prestare le proprie “creature”; ecco spiegato anche perché, fin da tempi remoti, sono stati inventati dei modi più o meno segreti per personalizzare i libri, in modo da rendere riconoscibile il loro proprietario.

Uno dei modi per decorare i libri, oltre a intervenire sulle pagine interne o sulla copertina, è la pittura sul bordo, ossia sul taglio delle pagine. Questa tecnica fu inventata in epoca medioevale, ma dopo l’invenzione della stampa divenne un vero e proprio fenomeno di moda, tanto più quando, intorno al ‘700, i soggetti dipinti sul taglio delle pagine divennero a scomparsa: invisibili a libro chiuso, questi disegni si svelano soltanto se si imprime una curvatura particolare alle pagine scritte. 

All’origine di questa pratica, come di tante altre, c’è una leggenda: la leggenda del re bibliofilo.

Si racconta che re Carlo II d’Inghilterra (1630-1685) avesse un’amica alla quale era solito prestare i suoi libri: purtroppo, la nobildonna dimenticava spesso di restituirli, tentando anche di far passare certi volumi per suoi. Fu così che il re, riprendendo l’antica arte della pittura sul bordo, rese i soggetti impressi sul taglio dei suoi libri “invisibili”. Questo sarebbe stato un modo per rivendicare l’appartenenza dei volumi non restituiti, senza che la duchessa cui li prestava si accorgesse del trucco.

Infatti, secondo la leggenda, accadde una volta che la donna cercò di far passare un tale libro, prestatole dal sovrano, per suo. Il re, piegando in un certo modo le pagine del volume, fece comparire agli occhi increduli della duchessa lo stemma regale, impresso a scomparsa sul bordo delle pagine. Lei, credo, morì di vergogna. 

Pittura sul borde dei libri, storia dell'arte, Martine Froste -ARTISTANTE

Martin Froste e il fore edge painting oggi

Oggi non sono molti gli artisti artigiani che si dedicano ad impreziosire il volumi con questa affascinante tecnica. Uno dei pochi è Martine Froste, l’artista inglese che ha il merito di portare avanti l’antica pratica del fore edge painting. I suoi disegni sono un connubio di antiche tecniche, stile classico e soggetti anche moderni. Vi consiglio di approfondire, vale la pena conoscerlo.

Ecco dove:

Gli ex libris: il marchio personale di amore e gelosia

L’ex libris è il vero marchio del bibliofilo e, a differenza di altri segni di appartenenza che non sono più attuali, oggi viene ancora usato largamente. 

Si tratta di un timbro da apporre sulle prime pagine di un volume e serve a indicare il nome del suo proprietario. L’esempio più comune di ex libris è quello che si può trovare sui volumi appartenenti alle biblioteche: un semplice timbro indica il nome della biblioteca ed eventualmente il suo indirizzo o numero telefonico. 

Ben diverso è il caso degli ex libris d’arte, che sono poi la vocazione naturale di questo particolare strumento: non si tratta solo di indicare che il libro è di una tal persona (basterebbe scrivere il nome a penna, per questo) ma anche di rappresentare qualcosa di più ideale. L’ex libris è di fatto un modo che il bibliofilo ha di comunicare con il mondo, esprimendo se stesso e facendo della sua biblioteca una vera opera d’arte.

L’ex libris personalizzato contiene di solito un motto o un’immagine scelta perché particolarmente significativa per il proprietario. Fra i primi ex libris d’arte giunti a noi, c’è quello nato dalla passione idealistica di un bibliofilo e dall’abilità di un artista: è quello creato da Albrecht Dürer (1471-1528) per Hieronymus Ebner. L’immagine contiene una raffinata illustrazione con degli stemmi nobiliari, il nome del committente e un motto: “Dio, mio rifugio”.

Approfondisci qui la storia degli ExLibris

ex libris personalizzato, un'opera d'arte in miniatura per personalizzare la tua collezione di libri

L’Ex Libris ebbe fortuna come genere artistico, tanto che in tempi recenti il collezionismo legato a queste piccole immagini è diventato dilagante. L’idea di collezionare ex libris è ritenuta dai bibliofili più radicali, come Egisto Bragaglia e Giancarlo Nicoli, uno snaturamento della loro funzione. Questi autori hanno recentemente pubblicato un “manifesto” per il ritorno dell’ex libris alla sua funzione originaria: marchio personalizzato che descrive il rapporto intimo tra una persona e i suoi libri del cuore.

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Rovesciamento di termini: i libri d’artista

L’arte figurativa e i libri hanno avuto per secoli un legame così stretto che non dobbiamo stupirci se a un certo punto sono comparsi dei libri senza testo che si propongono di per sé come oggetti d’arte. Sono volumi nei quali tecniche pittoriche di diverso tipo prendono il sopravvento, annullando o comunque sottomettendo la dimensione della parola e riempiendo ogni spazio di pura immagine.

L’idea del libro d’artista ha ancora più senso e più significato nei nostri tempi moderni, in cui il mondo dell’editoria si è fatto industriale, i libri “preziosi” sono sempre più rari e le case editrici puntano su edizioni economiche tutte uguali. La nascita dei libri d’arte mi fa pensare a un’intenzione degli artisti di tornare su uno spazio che per secoli è stato per metà degli scrittori, certo, ma per metà anche loro.

Qui entrano in gioco un altro tipo di amore nei riguardi del libro, un’altra gelosia: non più quella del bibliofilo che ama le parole scritte, ma quella del pittore che ama la materia e le sue possibilità. Carta, cartoncino, un po’ di colla e filo e del colore: questi i materiali poveri e quotidiani che possono essere la base di partenza per creazioni di grande valore artistico.

Uno dei primi libri d’artista moderni fu creato da un personaggio molto particolare, sia poeta che pittore: William Blake (1757–1827), il quale scrisse, illustrò e rilegò le sue Songs of Innocence and of Experience in un volume davvero unico. Lì la parola e l’immagine si completavano, avevano la stessa importanza. 

Il libro come opera d'arte: il libri d'artista nella storia dell'arte - ARTISTANTE

Le avanguardie e il libro di artista

Il fenomeno esplose davvero quando entrarono sulla scena le avanguardie: il Futurismo, il Surrealismo, il movimento Dada: tutti questi gruppi artistici seppero fare dell’oggetto-libro un’esperienza unica, non solo sul piano visivo ma spesso anche sul piano tattile. Crearono volumi polemici, satirici, ironici, sognanti, i quali aprendoli e scorrendoli si trasformavano in esperienze personali, quasi in micro-performance artistiche destinate a un solo lettore. Queste idee innovative sono state poi riprese dalle generazioni successive e dalle neo-avanguardie successive agli anni ’60.

Libri d’artista oggi: non solo carta

Ad oggi non capita così raramente che un museo italiano organizzi mostre completamente dedicate al libro d’artista, o che annoverino nelle loro collezioni alcune di queste opere, che non sempre sono fatte di sola carta. 

Forse perché il libro è di per sé un contenitore, la sperimentazione contemporanea lo ha manipolato fino a scomporlo e ricomporlo con materiali misti, che suggeriscono una storia nella storia.

È il caso dei libri di Filippo Biagioli, tra cui il bellissimo Leggendario della Valnerina, realizzato per il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco. Le leggende illuastrate non sono scritte, ma ricamate sulla canapa, mentre la copertina è di legno. Godetevi qui il cortometraggio per  scoprire i dettagli della lavorazione.

Filippo Biagioli Museo della Canapa: il libro è un'opera d'arte ARTISTANTE

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