Due facce del primitivismo: Gauguin e Rousseau
In questo mondo dilatato, il primitivismo assunse due facce: quella paternalista, che ancora si fondava sul mito del buon selvaggio, giustificando il colonialismo e una forma accondiscendente di razzismo, e quella che rinnegava il primato culturale europeo, cercando altrove antiche fonti di saggezza e virtù. Questo altrove poteva essere un luogo geografico, oppure il tentativo di recuperare un’ancestrale innocenza, riportandosi indietro nel tempo, alla ricerca dell’archetipo.
È difficile e, a mio parere, fuorviante, cercare di collocare ogni artista in una posizione precisa fra questi due poli. Gauguin (1848-1903), ad esempio, è stato accusato di mascherare razzismo e pedofilia dietro l’idealizzazione del mondo senza peccato che raffigurava. A questo proposito vorrei dire solo che non sono gli artisti ad essere illuminati, solo l’arte lo è: gli artisti possono essere anche delle pessime persone.
La ricerca di Gauguin fu di tipo filosofico, più che stilistico, il che non significa che il suo stile non ne venne influenzato, soprattutto nell’uso del colore, ma non arrivò agli estremi destrutturanti che il primitivismo conobbe dopo di lui.
In un certo senso, quella di Gauguin fu una fuga vera e propria, armi e bagagli, dalla civiltà (e moralità) europea che gli andava stretta.
Negli stessi anni in cui le sue opere circolavano a Parigi, c’erano altri che evadevano dalla società senza muoversi da casa: è il caso di Henri Rousseau (1844-1910), che si ispirava alle vedute tropicali di pittori olandesi (che occupavano il nord del Brasile) per dipingere le sue giungle, con sempre maggior fervore e abbondanza di dettagli. Ingenuo e privo di una preparazione artistica, il doganiere fu deriso dalla critica e salvato dal giudizio di gente come Picasso e Kandinsky, che nelle sue opere leggevano la necessità spirituale di un ritorno alle origini.
Le opere di Gauguin e Rousseau, per un verso o per l’altro, avevano risonanza a Parigi, insieme a quelle degli impressionisti e degli espressionisti, e sembrava che gli ismi continuassero a nascere come funghi in ogni caffè e ad ogni evento espositivo. Fu un’epoca eccezionale per la capitale francese, e il meglio doveva ancora venire; e il meglio era Pablo Picasso.