La scelta dei soggetti
Un’altra imposizione del comune buon senso pretende di sapere quali soggetti siano più adatti ai bambini, selezionadoli sulla base di un unico criterio: la noia. Ho già parlato male del gattino rosa, non voglio infierire, ma in generale è sbagliato ritenere che scene apatiche e bucoliche siano quelle più amate dai bambini.
Da piccola, i miei genitori mi avevano posizionato sul letto un poster con un quadro di Ligubue. Era un’immagine assai forte, con cavalli imbizzarriti, un cielo cupo e furibondo e lampi come squarci. Si erano chiesti se fosse un’immagine adatta ad una bambina? Non credo, ma, in fondo, cosa è adatto a un bambino? La natura, per esempio, lo è quasi sempre, anche quando si manifesta con la bufera, e l’arte la racconta con quel pathos viscerale che i bambini colgono al volo. E amano, quanto io amavo quella bufera.
Non voglio dire che quella dei miei genitori fosse la scelta più adatta, solo che probabilmente hanno fatto benissimo a non porsi più di tanto il problema e che, in soldoni, che sia un quadro o un poster, un’immagine con un valore artistico non presenta quasi mai controindicazioni e può essere inclusa nelle camerette per bambini senza stonare, né con l’ambiente, né con la loro immaginazione.
Non ponetevi limiti logici del tipo bambino/linguaggio facile, come quelli che usano solo dieci parole per parlare con i figli, neppure fossero stranieri appena atterrati a Malpensa. Stimolare i bambini con cose (immagini, suoni, parole, oggetti, sapori) che non conoscono e non si aspettano li abitua alle sfide, agli imprevisti e, soprattutto, a concepire possibilità alternative. Non chiedetevi se un’opera d’arte sia adatta ad un bambino, chiedetevi piuttosto se può interessarlo, stupirlo, intrattenerlo. E se vi gira di accostare una riproduzione di Botticelli con un quadro astratto, fatelo, magari solo perché entrambi vi ricordano la primavera.