Il Turchese: 5 abbinamenti per l’autunno
Il turchese è spesso associato all'Estate, ma può rivelarsi una risorsa luminosa per la stagione fredda. Ecco i miei 5 abbinamenti con il turchese per l'autunno inverno.
Definiamo “Turchese” molte gradazioni di un ciano tendente al verde, che possono essere intense come la pietra omonima, oppure sbiadite fino a toni ancora più chiari del Tiffany. Scurendo, si ottiene qualcosa di simile al petrolio.
Per l’abbigliamento, per la casa o per la palette colore di un progetto artistico, il turchese è come un jolly: illumina qualsiasi accostamento e rigenera il colore più smorto. Qui ti presento una selezione di abbinamenti che tengono in considerazione le nuances autunnali e invernali, come basi per far risaltare alcune tonalità di turchese, dal più cristallino al più vicino al verde ottanio.
In autunno riaccendi il camino (se hai la fortuna di possederne uno!) e l’odore di legna e brace ti avvolge come una coperta, richiamando altri odori: le pigne resinose, la cannella, la scorza di arancia e, ovvio, il profumo prugnoso e tanninico del vino. Avresti mai detto che una sfumatura rosata di bordeaux potesse abbinarsi così bene con il turchese?
Con la terra sempre bagnata di pioggia, fra il riflesso delle pozzanghere e il verdone del muschio, un tocco di colore turchese brillante rapisce lo sguardo e lo rilassa. Immagino la terra di un campo arato e il profumo di un temporale che ha appena liberato cielo. E già, sono segni che l’inverno sta per finire. Con una coda color cipria, ho usato questa palette per la mia SpringWater.
Le uova azzurrate non sono solo quelle che si trovano sulle tavole imbandite per il pranzo pasquale. Diversi uccelli fanno uova colorate e, fra questi, c’è il pettirosso. L’accostamento è così interessante, che “uova di pettirosso” è diventato il nome del colore turchese tipico delle uova della specie americana, che sono di una tonalità leggermene più scura del verde Tiffany. Quello che vorrei per il mio inverno, è un cappottino corto rosso corallo, da portare su un maglione di cashmire turchese e con stivali alti marrone ombra: mi sentirei perfetta per una gita fra i cespugli di una campagnia leggermente brumosa. Con un retro blu cobalto, ho usato questo abbinamento su una delle stole DIPLART lana+lana, con una fantasia a base di balene.
Forse sarei dovuta partire da questa, la più luminosa, più vicina a settembre che a gennaio. Il colore giallo e arancio delle foglie autunnali si appoggiano al colore turchese proprio lì, in un’alba verdastra, sul cielo non del tutto limpido. Vestirsi con questa palette è azzardato? Neppure per sogno, basta dosarla. Io le ho dedicato un foulard.
Prima o poi, da qualche parte nevica: qui il turchese compie il suo miracolo, ossia scaldare il ghiaccio. Il Turchese, infatti, non è un colore propriamente freddo: a renderlo caldo è la sua componente verdastra, con quel pizzico di giallo ocra. La bellezza di questo abbinamento sta nella semplicità e nel mezzo tono: il turchese non è troppo acceso e il bianco non è completamente bianco. La luce è soffusa, la gradazione oscilla fra i due poli con passo pacifico e armonioso. Una meraviglia per l’apparecchiatura, ma il meglio di sé lo da sulla tapezzeria. Pavimenti in legno chiaro ed ecco fatto: in un attimo siamo in Scandinavia.
Scrivilo nei commenti per farmelo sapere.
Avete presente quegli accessori talmente specializzati, che lì per lì sembrano inutili, ma alla fine non si riesce più a farne a meno? Tipo l’attrezzo per fare le zucchine a riccioli, o quello per tagliare la mela in otto spicchi perfetti. Ecco, Adobe Color, per me, è uno di quegli attrezzi.
Mi spiace solo che abbiamo cambiato nome: quando l’hanno proposto, si chiamava Kuler e io continuo, imperterrita, a chiamarlo così.
A creare e conservare colori. Più precisamente, palette formate da cinque colori ciascuna. Funziona con una registrazione ed è completamente gratuito.
Per chi utilizza i software grafici Adobe, le palette salvate possono essere esportate e quindi importate nel piano di lavoro per applicarle alle grafiche su cui si sta lavorando.
Ma anche se non siete designer, conservare una propria libreria di palette è un modo pratico e divertente di crearsi un taccuino di ispirazioni, per l’arredamento di casa o l’abbigliamento.
Adobe Color è molto utile anche a tutti quelli che si occupano di comunicazione: una palette colore efficace veicola il messaggio con la stessa efficacia di uno slogan.
Servendosi della ruota colore e aiutandosi con le opzioni preimpostate, si parte da un colore principale per creare gli abbinamenti. Le opzioni sono molte, dalle più classiche basate sugli opposti complementari, alle triadi variamente distanziate. Di ogni colore, si impostano facilmente tonalità, saturazione e luminosità.
Una volta raggiunto l’effetto desiderato, si può salvare la palette nella propria libreria, in modo da poterla ritrovare per future ispirazioni.
Adobe Color mette a disposizione una serie di funzioni accessorie molto interessanti e divertenti.
Un modo, se vogliamo poetico, di definire il colore è ciò che resta della luce.
Gli oggetti che ci circondano vengono colpiti dalla luce bianca solare. Una parte di questa luce viene assorbita dall’oggetto, mentre una parte viene riflessa. La lunghezza d’onda del riflesso determina il colore dell’oggetto che stiamo osservando.
Già da questo, capiamo che ci sono due modi di approcciare il colore, ossia quello della sorgente di luce e quello dell’oggetto che l’assorbe.
Il sole emette tutta una gamma di frequenze, alcune per noi invisibili, e altre che, sommate, percepiamo come luce bianca.
A scuola, abbiamo fatto tutti l’esperimento del prisma: attraversato dalla luce, il cristallo frange il fascio bianco nelle diverse lunghezze d’onda che lo compongono, restituendo la striscia cromatica dello spettro, un arcobaleno composto da rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e viola.
Il primo a notarlo fu Newton, nel 1665.
Senza accorgercene, stiamo già parlando di sintesi additiva del colore, che è propria di tutte le fonti in grado di emettere luce, come il sole, ma anche una lampadina o lo schermo dello smartphone.
Prendiamo lo schermo, ad esempio. Per emettere la luce bianca, ogni pixel del vostro schermo emetterà al massimo della potenza le onde corrispondenti ai tre colori primari, che sono il rosso, il verde e il blu. Vi sarete già imbattuti in questa sigla, RGB, red green blue, ad esempio regolando le impostazioni del televisore. La somma dei colori, quindi, genera il bianco e per cui si parla di sintesi additiva.
Diverso è il caso degli oggetti che non sono in grado di emettere luce, ma soltanto di rifletterla. In questo caso, il colore è il risultato di una sottrazione: una parte della luce solare, come abbiamo detto, viene assorbita, ed è quella che resta che, riflessa verso il nostro occhio, ci fa percepire il colore. Stiamo parlando di sintesi sottrattiva del colore.
Nella prima parte della Guida ci soffermeremo sulla sintesi sottrattiva, per parlare di pittura, ma anche di design e di stampa.
Abbiamo già citato i colori primari della sintesi additiva, rosso, verde e blu, e della sigla RGB.
Nella sintesi sottrattiva, i colori primari sono diversi, e questo punto è molto importante per capire, ad esempio, come mai la resa dei colori a schermo non è mai identica a quella a stampa. Ma ci torneremo in seguito.
La sigla di riferimento in questo caso è CMY, dove Y sta per Yellow, in inglese. A queste tre lettere, vedrete quasi sempre accostata una K, che sta per blacK. Il nero non è un colore primario: si ottiene dalla somma degli altri colori. In stampa, però, se dovessimo ottenere il nero impiegando ogni volta gli altri colori, ogni pagina risulterebbe più complicata e dispendiosa, quindi i plotter e le stampanti usano di solito quattro cartucce.
Si parla per questo di stampa in quadricromia, e i colori si indicano con le percentuali di C-M-Y-K che ogni punto deve contenere.
Esistono anche altri tipi di stampa, a sei, dieci o dodici colori, ma si tratta di stampe speciali per migliorare la qualità fotografica delle immagini.
Di fatto, non esiste sfumatura di colore che non si possa ottenere a partire dai tre colori primari.
Per orientarci nella composizione dei colori, ci serviamo della ruota.
La ruota è utile per visualizzare il rapporto fra i colori primari e in che modo, mescolandosi, generino i colori secondari e terziari. I colori secondari si ottengono mescolando in egual misura due primari, mentre nei terziari il rapporto è di 2:1.
Modificando queste proporzioni, si ottengono tutte le sfumature mediane.
Avrete notato qualcosa di strano, da piccoli, quando provavate a mettere in ordine i pennarelli nella scatola, in modo da creare una gradazione armoniosa come quella della ruota. No?
Allora forse non possiamo essere amici, perché per la sottoscritta l’insuccesso costituiva un vero dramma, e l’insuccesso era in agguato ogni volta che prendevo il mano un colore specifico.
Quale? Quello che manca, ovvio.
Il nero, abbiamo detto, è la somma dei colori primari in egual misura. Quindi, in stampa, senza usare la cartuccia del nero, diremmo: C 100 – M 100 – Y 100.
Le diverse gradazioni di grigio si ottengono diminuendo l’intensità dei colori, il che significa creare un colore meno coprente, che lascia trasparire il bianco del foglio.
Un grigio medio è C 50 – M 50 – Y 50.
Quando provate ad ottenere lo stesso effetto mescolando il colore “a mano”, spremendolo dai tubetti sulla tavolozza, vi riuscirà molto difficile mantenere le proporzioni esatte fra i tre colori primari. Quello che otterrete è probabilmente un grigio freddo, se caricate di blu o giallo, e un grigio caldo se caricate di rosso. Oppure un marrone.
Il marrone non è un colore: è una sfumatura di grigio “sballata”.
La stretta parentela del marrone con il grigio fa sì che sia un colore difficile da creare. Regolare le proporzioni di tre ingredienti, anziché due, rende il gioco complicato, soprattutto perché si rischia, ad ogni errore, di ricadere in un grigiastro senza carattere, quando si stava rincorrendo un intenso Terra di Siena bruciato.
Per questo motivo, i pittori, anche quelli piuttosto esperti, preferiscono risparmiare sull’acquisto di sfumature particolari di verde, viola o arancio, ma quasi mai rinunciano a dotare il loro arsenale di almeno due o tre tipi di marrone, che possono arrivare a cinque se si includono le ocre.
Quando parliamo di colore nel senso percettivo, non è facile descriverlo con esattezza. Un fisico potrebbe descrivere l’onda, con la sua lunghezza e la sua frequenza, ma artisti, grafici e designer utilizzano altri parametri.
Quelli standard sono tre, più uno:
Tonalità
La tinta, il colore, ad esempio il magenta.
Saturazione
L’intensità della tonalità. Possiamo andare da un magenta intenso e squillante ad un rosso smorto. Quando si porta a zero la saturazione, si arriva al grigio.
Luminosità
La quantità di luce riflessa. Più luce viene riflessa, più il colore percepito si avvicinerà al bianco.
Temperatura
La classificazione dei colori in base alla loro temperatura si riferisce ad un’intonazione psicologica, in cui i colori nell’emisfero rosso-arancio richiamano il caldo, e quelli nell’emisfero blu-verde richiamano il freddo.
Il turchese è spesso associato all'Estate, ma può rivelarsi una risorsa luminosa per la stagione fredda. Ecco i miei 5 abbinamenti con il turchese per l'autunno inverno.
Un tool di adobe per creare e salvare le tue palette colore preferite.
Torniamo un po' a scuola, vi va? Ripassiamo un po' di teoria spiccia sul colore.