III. L’Imperatrice
La prima cosa che colpisce della mia Imperatrice è lo sguardo arcigno: sono stata indecisa se addolcirlo, ma poi ho compreso che, riconoscendole una valenza materna, non c’era ragione di renderla “buona”: è già madre.
Ho voluto darle una figura robusta e ben piantata dietro al possente scudo, per rappresentare la solida determinazione di un potere pratico e risoluto, come quello che solo una donna sa esercitare. Che abbia in mano un matterello o uno scettro è indifferente: la mia Imperatrice è una donna che sprigiona una forza tangibile, che costruisce e mantiene l’ordine. Capace di scendere in battaglia, è anche colei che cura le ferite e si occupa di nutrire il suo popolo.
I rospi di cui è circondata rappresentano le viscide personalità di coloro che si accostano al potere per interessi personali, ma che non sono in grado di esercitarlo.