IX. L’Eremita
Il mio eremita è una tartaruga centenaria ben corazzata. Il suo incedere è lento e sicuro, ma quando scendono le tenebre non le rimane che chiudersi nel suo guscio, a meno che non trovi il modo di reggere una lanterna.
Così, quando incontra l’uomo nudo, decide di prenderlo con sé: lui, seduto sulla corazza, fa luce sul sentiero anche di notte, come la coscienza dovrebbe illuminare la vita, che altrimenti si riduce ad un susseguirsi di eventi biologicamente inesorabili fra nascita e morte.
Essere coscienti, però, non basta a scongiurare i pericoli: nel mio disegno, un serpente si cala dall’alto, insidiando l’uomo nudo, perché certamente la corazza della tartaruga sarebbe difficile da espugnare.
Cosa succederebbe all’eremita se venisse di nuovo privato della luce della lanterna? L’arcano dell’Eremita mi suggerisce una situazione in bilico che si muove lungo un percorso incerto, ma inevitabile, come una catarsi che, alla fine, mi riporterà alla rinascita.
