XVI. La Torre
Ho ripreso la città antropomorfa da un vecchio disegno a penna, che a sua volta era stato ispirato dal manifesto di Metropolis. Ho piazzato la testa turrita in mezzo ad una landa rossastra e desertica, un paesaggio quasi marziano, che la città fortificata domina con i suoi toni verdastri e artificiali.
La scena è drammatica: colpita dall’altro, la torre più alta comincia a sgretolarsi, lanciando nel vuoto i suoi abitanti. Inaspettata, la caduta colpisce con più violenza laddove la caduta non era neppure prevista.
Da dove provenga la distruzione non è dato sapere: un raggio cosmico lanciato da una nave interstellare, un meteorite o un fulmine scagliato da una divinità offesa?
L’incertezza in merito mi infastidisce: certo, questa possente struttura la si credeva inespugnabile, forte quanto basta da continuare a dominare ancora a lungo, e la sua caduta è probabilmente conseguenza del peccato di ubris, ma quale potere alieno si arroga il diritto di assegnare la punizione?