Il Matto
Il mio Matto è vestito in modo eccentrico con colori accesi e nobili, non quelli di un giullare, ma di un principe in disgrazia. Cammina fissando il sole in quella che, però, sembra una notte cupa. Forse torna spesso sui suoi passi, ma non fa mai lo stesso viaggio, e ha con sé una guida che gli impedisce di cadere. Questa guida, che ho voluto rappresentare come un ratto parlante, è il suo inconscio: una bestiola piccola e fragile, che vive rintanata e asseconda soprattutto le proprie paure, ma è allo stesso tempo tenace, veloce e capace di sopravvivere.
Nella tasca porta un re pupazzo, perché per lui il potere temporale è solo un gioco, e nella mano stringe un bastone sormontato da un teschio, perché ha coscienza della morte, come della vita.
Tutti i suoi averi sono contenuti in un fagotto dorato: poche cose, ma preziose. Il Matto mi ricorda che esiste sempre un’alternativa e che è importante non appesantirsi lungo il viaggio.